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lunedì 15 aprile 2024

Recensione: "Madonna nera" di Germano Hell Greco (a cura di Ms Rosewater)

Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi una nuova recensione per voi! La nostra Ms Rosewater ha letto Madonna nera, di Germano Hell Greco, uno dei libri acquistati al Book Pride di Milano (di cui ha scritto un articoletto QUI) e pubblicato da Acheron Books. Si tratta di un horror con cornice tutta italiana, è ambientato infatti in Puglia. È uscito da pochissimo, scoprite di più nella recensione e lasciateci un commento ;) A presto!

Madonna nera
di Germano Hell Greco

Prezzo: 6,99 € (eBook) 14,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 242
Genere: horror
Editore: Acheron Books
Data di pubblicazione: 9 febbraio 2024
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

“La Puglia divora”. È il mantra dei giovani di Alepia che non sono riusciti ad andarsene. Anime oppresse, deformate dal clima di pacata crudeltà che governa da sempre le loro vite e che ribolle nel ventre marcio di una cittadina gravida di segreti. Il padre di Pietro infatti è morto il giorno della sua nascita: un delitto insolito, opaco come certi ricordi della sua infanzia. Pietro vive circondato dagli inquietanti dipinti lasciati in eredità dal genitore, mentre assiste la madre malata. Sandro, suo amico di lunghissima data, ha scelto di votarsi alla malavita, Kiki cerca invano una carriera da artista online, mentre Giada, sfuggita alle violenze del padre, è costretta a prostituirsi per ripagare un grosso debito. Qualcosa di peggiore, però, si inserisce nella già difficile quotidianità dei ragazzi. Sussurra dai campi prosciugati dal sole e infestati dalle tante morti inspiegabili che si sono susseguite nel corso di decenni. Qualcosa che promette ricompense, che domanda un voto di sangue.

Quando a Book Pride Germano Hell Greco ha cominciato a parlarmi del suo romanzo dicendo che si tratta di un folk horror deve aver colto un lampo di scetticismo nei miei occhi: non poteva saperlo, ma personalmente trovo la tendenza a etichettare i libri in categorie sempre più specifiche un modo per renderli prevedibili (e facilmente vendibili) al lettore pigro, non facendolo mai arrischiare fuori dalla sua comfort zone, limitando le possibilità di scoperta di nuovi generi e autori. Aggiungiamo il fatto che ho un lieve pregiudizio verso gli autori italiani (fatti salvi pochissimi, tra cui Dino Buzzati e Giorgio Falco) e che il mio horror preferito è quello del periodo '700/'800, che venivo da una pessima lettura italiana (della quale vi risparmio dettagli e recensioni) e che la copertina del libro in questione è un po' caciarona per i miei gusti.

Madonna Nera partiva in salita e non avevo particolari aspettative, pure se l'ambientazione pugliese per un horror mi pareva una buona idea, anche per fare un po' piazza pulita degli stereotipi turistici maresolecibo che annichiliscono le storie dissonanti, le tradizioni oscure e cercano d'ignorare l'ingombrante presenza della malavita organizzata, che ha radici storiche profonde, intrecciate a rituali e simbologie religiose.

Alepia è una piccola, buia città nata dal martirio di una donna e ancora completamente asservita al passato della sua fondazione, che allunga un'ombra su quanti ci vivono, compresi i quattro giovani protagonisti, Pietro, Kiki, Giada e Sandro, vittime della violenza patriarcale che si nasconde nelle famiglie o di quella della religione. Ognuno di loro, a modo suo è un emarginato e se ne vorrebbe andare.

La madre di Pietro sta morendo, negli ultimi giorni prima del trapasso il ragazzo è torturato dal dolore e dal ricordo del padre, morto in circostanze misteriose. Alterna momenti di disperazione a fughe in cerca di sollievo dai suoi pensieri. Con le sue ambizioni di scrittore e un carattere apparentemente debole è poco tollerato dal nonno, capo mafioso di Alepia (e datore di lavoro di Sandro), anche se è proprio questa parentela a garantirgli un minimo di rispetto da parte dei locali. Rispetto di cui non godono Kiki, una compagna delle medie di Pietro, paria del paese fin dall'infanzia, e Giada, che si prostituisce in una baracca nella campagna.

Inizialmente lontani, i quattro si riavvicineranno progressivamente, mentre i fantasmi della loro infanzia e prima giovinezza si riveleranno ancora presenti e reali e il loro mondo subirà un tracollo progressivo, inarrestabile, tagliando ogni via di fuga da Alepia.

Costruita minuziosamente, la vicenda non permette di fare previsioni sullo scioglimento finale, l'autore è attento a dare un peso equo a ogni elemento, facendo tornare tutti i conti e disponendo dei propri personaggi come già insegnava Graham Greene; i paesaggi sono delineati in modo quasi eccessivamente scarno, l'atmosfera sospesa, carica di presagi spaventosi e visioni terrificanti (uno dei punti di forza del racconto) che si fanno via via più frequenti fino a scolmare, inondare Alepia. La narrazione è inizialmente classica, basata su poche descrizioni e molti dialoghi che, procedendo, si fanno più radi e lasciano il posto a immagini sempre più impressionanti e davvero violente, ma prive di compiacimento, tutto è veramente dosato con cura. La lingua è convincente, anche se a volte leggermente imprecisa, un po' affettata, con qualche termine colloquiale di troppo. L'utilizzo dei virgolettati per i dialoghi appesantisce un po' la lettura e tutti quei “Lei disse, lui disse...” sono un po' vecchiotti e andrebbero evitati.

Uno degli aspetti più interessanti è però quello della contemporaneità, abilmente mimetizzata dallo schermo del fantastico. Il soffocamento delle ambizioni dei giovani (e non solo), la violenza che si consuma nelle famiglie, l'omertà, l'immoralità delle istituzioni sociali che schiacciano i tentativi di riscatto e di progresso e portano al collasso del sistema riguardano il presente, e la critica che si legge in questa storia è molto dura e (cosa che ho apprezzato molto) priva di falso ottimismo. Anche senza leggervi altri significati, si tratta di un buon horror, che probabilmente non sfigurerebbe sul mercato estero, cosa che auguro all'autore accada. 

Ms Rosewater


Fonte immagine: Pinterest

venerdì 5 aprile 2024

Recensione: "I fratelli Vonnegut" di Ginger Strand (a cura di Ms Rosewater)

Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi la nostra Ms Rosewater ci parla di una biografia, quella dei fratelli Vonnegut. Essendo lei grande fan dell'autore Kurt Vonnegut, era curiosissima di scoprire questo volume e saperne di più su di lui e sul rapporto col fratello scienziato. Il libro avrà soddisfatto le sue aspettative? Se siete curiosi, leggete la sua accurata opinione ;) A presto!

I fratelli Vonnegut
di Ginger Strand

Prezzo: 9,99 € (eBook) 27,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 408
Genere: biografia
Editore: Treccani
Data di pubblicazione: 27 ottobre 2023
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

A metà degli anni Cinquanta Kurt Vonnegut accetta un incarico di redattore nell’ufficio pubblicitario della General Electric a Schenectady, dove suo fratello maggiore Bernard, lavora come scienziato nel suo laboratorio di ricerca, la “Casa della magia”. Mentre il primo scrive brevi comunicati stampa ma ambisce a diventare romanziere, attingendo a piene mani spunti e temi dall’ambiente aziendale, il secondo si cimenta in soluzioni all’avanguardia di controllo del clima destinate a far fiorire i deserti, costruendo generatori a ioduro d’argento e ideando tecniche per “sparare” ghiaccio secco nelle nuvole. I suoi esperimenti attirano l’attenzione del governo: le condizioni meteorologiche si erano rivelate un fattore decisivo nella Seconda guerra mondiale, e se i militari fossero stati in grado di controllarle avrebbero potuto programmare più missioni di bombardamento. Ma quando l’esercito prende in carico il “Project Cirrus”, Bernard inizia a nutrire dubbi sugli effetti nell’atmosfera e sulle applicazioni dannose delle sue invenzioni. Ginger Strand racconta l’intreccio delle vite dei due fratelli in un momento in cui le possibilità della scienza sembravano infinite. Restituisce così tutta la complessità dei loro dilemmi, le loro frustrazioni e disillusioni di fronte alle inquietanti questioni etiche del loro tempo, mostrando come i reali progetti di intervento dell’uomo per modificare il mondo naturale abbiano influenzato uno dei romanzieri più inventivi del Novecento.

Kurt Vonnegut è il mio scrittore preferito, ho letto gran parte dei suoi libri, ma ammetto di conoscere della sua vita solo quanto ha raccontato in discorsi, articoli e parte dei suoi romanzi. Quale migliore occasione allora, di saperne di più scoprendo il rapporto col fratello scienziato Bernard e indagando contemporaneamente il fenomeno storico che ha visto arti e scienza allontanarsi sempre più fino a contrapporsi e arrivando al presente modello scientifico ultraspecializzato? È quanto promette di fare Ginger Strand in queste pagine.

Negli Stati Uniti, all'indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, regnava un'atmosfera di grande euforia, sia per la vittoria sul nazifascismo, sia per le prospettive tecnologiche ed economiche che si aprivano davanti ai vincitori. Quest'ottimismo diffuso in ogni strato della società aveva però un lato oscuro: il lancio della prima bomba atomica, con le sue conseguenze non aveva lasciato indifferenti le coscienze, mentre i giovani reduci portavano a casa i traumi del conflitto e delle cose terribili a cui avevano dovuto assistere. Tra loro c'era Kurt, tornato dopo la prigionia in Germania e dopo essere sopravvissuto al bombardamento di Dresda (evento che lo segnò per tutta la vita), era ancora sotto shock. La voglia di ricominciare e sfruttare le scoperte scientifiche conviveva con un forte sentimento pacifista e il timore della minaccia per la pace rappresentata dallo sviluppo delle armi nucleari e dalla Guerra Fredda con l'Unione Sovietica.

In quel periodo, Bernard Vonnegut lavorava alla General Electric, faceva parte di un team di scienziati che sviluppava nuove idee da impiegare per la creazione di nuovi prodotti, ma anche, nelle intenzioni di GE, nelle strategie militari. Era un ambiente estremamente stimolante, in cui ogni ricercatore poteva sostanzialmente dedicarsi a qualsiasi tipo di esperimento rispondesse a una curiosità o interesse personale. Fu in quei laboratori che si cominciò a studiare la possibilità d'influenzare il tempo atmosferico e fu proprio Bernard, insieme al premio Nobel Irving Langmuir e a Vincent Schaefer a studiare la pratica di “inseminare” gli ammassi nuvolosi provocando piogge e altri effetti atmosferici. L'autrice ripercorre la storia di questi esperimenti, le trasformazioni dell'America degli anni '50 e le vite dei due fratelli, che scorrono parallelamente e s'intrecciarono per qualche anno negli uffici della General Electric, dove Kurt lavorava come addetto stampa, avendo modo di saggiare la politica aziendale e capire che quello non era un posto adatto a lui.

La vicenda del Project Cirrus (così era stato ribattezzato lo studio sulla modificazione del clima) segue quasi miracolosamente gli stilemi classici del capitalismo: dalla ricerca civile alle ingerenze delle forze armate, dallo sfruttamento economico da parte di maghi della pioggia improvvisati alle commissioni governative per stabilire il reale valore della ricerca stessa.

Il processo sperimentale di Bernard e dei suoi colleghi è analizzato con grande rigore e un'accuratezza assoluta, Strand ha fatto molte interviste, ha avuto accesso agli archivi della famiglia Vonnegut e il libro restituisce un'immagine fedele delle trasformazioni della scienza, del sentire dell'opinione pubblica, del sistema aziendale statunitense che richiede una cieca e totale fedeltà, della struttura sociale borghese che si basa sulla frequentazione di determinati circoli e occasioni mondane per entrare nei giri “giusti”.

Se il valore storico è certo, chi desidera conoscere la vita di Kurt Vonnegut e il rapporto tra i due fratelli, potrebbe però rimanere deluso, perché in realtà ha ben poco spazio in queste 385 pagine. Soprattutto nella prima parte del libro leggiamo poche righe su Kurt per poi sorbirci capitoli interi di esperimenti sull'inseminazione delle nuvole, considerazioni politiche, manovre degli scienziati per farsi prendere sul serio dal Weather Bureau americano; poi un paragrafo sullo scrittore e via di nuovo ai laboratori della General Electric per pagine e pagine. Se non avete un interesse specifico per la meteorologia, la lettura potrebbe diventare noiosa. Lo stile della scrittrice è corretto, preciso, ma, visti i protagonisti coinvolti e talune situazioni, a volte davvero bizzarre, mi sarei aspettata qualcosa di più coinvolgente e brillante, mentre sembra prevalere un certo freddo pragmatismo.

Il fratello scrittore si prende più spazio verso la fine del libro, tuttavia si tratta di una cronologia di eventi che non approfondisce la sua figura, e d'altronde (mi ripeto) si sente la mancanza proprio del racconto della relazione tra Bernard e Kurt: i due Vonnegut sembrano vivere in ambiti totalmente separati e non avere notizie l'uno dell'altro se non attraverso i comunicati stampa GE che Kurt scriveva o quando s'incontravano a qualche cena o riunione di famiglia. Eppure, vivendo nella stessa città, lavorando nella stessa azienda, a rigor di logica si sarebbero dovuti sentire spesso e confidarsi, scambiarsi esperienze e impressioni. Le loro mogli, entrambe a casa a prendersi cura della prole, sembrano non avere avuto mai contatti significativi se non in presenza dei mariti e perfino la dolorosissima vicenda della sorella Alice Vonnegut viene solamente accennata, lasciando a chi ama questo scrittore, la sua intelligenza e il suo esilarante e tragico umorismo, una certa delusione. Pure se viene rivelata la genesi dei primi racconti e romanzi di Vonnegut (“Ghiaccio 9”, “Piano meccanico”) e vengono forniti elementi che aiutano a interpretarli e inserirli in una prospettiva storica, alla fine è proprio l'elemento umanistico a soffrire in questo volume che voleva ricongiungerlo con quello scientifico.

Consigliato agli appassionati di storia della scienza contemporanea. 

Ms Rosewater


Photo credit: @lisapavesi

venerdì 29 marzo 2024

Milk, Cookies & Books: libri a merenda - "Lo strampalatissimo diario di Cenerentola" di Marco Rosso (a cura di Ms Rosewater)

Buon pomeriggio, lettor*! ^^
Oggi ritorna la nostra (e vostra) amata rubrica dedicata a bambini e ragazzi. Ms Rosewater ha letto il terzo volume degli Strampalatissimi Diari di Marco Rosso, questa volta dedicato a Cenerentola. Dopo le esilaranti avventure di Dracula e di Babbo Natale, cosa ci aspetterà in questo nuovo volume edito Storybox? Scopriamolo insieme nella recensione che segue. Non dimenticate di lasciare un segno del vostro passaggio, un commento a voi non costa nulla e per noi è infinitamente importante <3

Lo strampalatissimo diario di Cenerentola
di Marco Rosso

Prezzo: 6,23 € (eBook) 15,90 € (cop. rigida)
Pagine: 164
Genere: albo illustrato, narrativa bambini
Editore: Storybox
Illustrazioni: Elena Triolo
Data di pubblicazione: 29 febbraio 2024
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

Tutte le disavventure e i retroscena della storia di Cenerentola in un nuovo esilarante (e strampalatissimo) diario! Mi presento: sono Cenerentola e ho una fata per madrina. Credete che così la vita sia facile? Beh, non lo è affatto! Soprattutto quando un piccione impiccione pasticcia i libri di magia con le sue zampette e scombina tutti gli incantesimi! Devo trovare il modo di liberarmi da quel pennuto così ingombrante. E naturalmente, anche della presenza delle mie sorellastre.

Ci stiamo abituando alle sorprese degli Strampalatissimi Diari di Storybox, ogni volta ci raccontano storie divertenti di personaggi notissimi, rivoluzionando l'idea che ci eravamo fatti di loro. Così, quando ho scoperto che per il mese della Festa Internazionale della Donna era stato scelto quello di Cenerentola, ero molto curiosa.

Come nella favola classica, la nostra protagonista si trova confinata tra cucina e faccende domestiche, bullizzata da due terribili sorellastre e dalla loro genitrice, la matrigna di Cenerentola. Meno male che c'è la zia Carlotta, amorevole e premurosa madrina in possesso di formule magiche fin troppo potenti, con le quali cerca di far sloggiare le sgradevoli parenti acquisite da casa. Coadiuvata da un simpatico piccione aiutante, zia Carlotta ordisce piani terribili che però, più che aiutare Cenerentola, la mettono in una serie infinita di guai, dai quali riesce a uscire solo grazie alla sua intelligenza e praticità. Detesta quelle donne, è vero, e loro sono proprio insopportabili, tuttavia non desidera sinceramente il loro male e si trova più di una volta a dover porre rimedio ai risultati estremi delle magie della zia madrina.

In un turbine di avventure che non conosce davvero sosta, tra rune magiche e mefitici carretti di formaggi, emerge una Cenerentola davvero inaspettata, capace di far fronte a qualsiasi sorpresa e difficoltà e per niente impressionata dal fascino del principe del regno, Camillodoro, desiderosa di una libertà che va ben oltre il riappropriarsi della propria casa e di un ruolo sociale, allergica al classico lieto fine da fiaba e molto vicina alle ragazze di oggi.

Non mancano i personaggi originali, come i tre briganti trasformati in funghetti o Mastro Cacacacio, titolare del carretto di cui sopra e protagonista di una delle vicende più rutilanti ed esagerate del libro, per non parlare del pedantissimo principe che una mattina compare magicamente nella cucina di Cenerentola, tutti insieme formano un gruppo ben assortito che non vi farà annoiare neanche per una pagina.

Le allegre illustrazioni di Elena Triolo sottolineano con leggerezza i momenti topici della storia di questa Cenerentola indipendente e decisa che, a giudicare dalle immagini, somiglia un po' alla disegnatrice.

Se devo trovare un piccolo difetto nella narrazione, devo dire che avrei volentieri fatto a meno della perenne ripetizione dei soprannomi dei vari personaggi, che alla lunga appesantisce un po' la lettura, anche se immagino che un lettore più giovane trovi questo particolare piuttosto divertente.

Questo è forse - per ora - lo Strampalatissimo Diario più originale della serie, senza nulla togliere agli altri due, già recensiti su questo blog (recensioni QUI e QUI), e come gli altri è stampato con font ad alta leggibilità. Consiglio la lettura dagli 8 anni in su e ringrazio Storybox per avermi inviato il libro.

Ms Rosewater


Photo credit: @lisapavesi

martedì 19 marzo 2024

Recensione: "Iron Flame" di Rebecca Yarros (a cura di Eleonora)

Buongiorno, lettor*! ^^
Rieccoci con una nuova recensione! Oggi la nostra Eleonora ci parla di Iron Flame, di Rebecca Yarros, seguito del fenomeno del Book Tok Fourth Wing. Scopriamo cosa ne pensa di questo secondo volume. Voi lo avete letto? Lasciateci un commento per dirci se vi è piaciuto ;) A presto!

Iron Flame
di Rebecca Yarros

Prezzo: 11,99 € (eBook) 18,90 € (cop. rigida)
Pagine: 672
Genere: fantasy, romantasy
Editore: Sperling & Kupfer
Data di pubblicazione: 30 gennaio 2024

Tutti si aspettavano che Violet Sorrengail morisse durante il suo primo anno all’accademia militare di Basgiath, compresa lei stessa. Ma la Trebbiatura è stata solo la prima, difficilissima prova per eliminare i candidati più insicuri, indegni e sfortunati. Ora inizia l’addestramento vero e proprio, e Violet già si chiede come farà a superarlo. Perché non sarà soltanto terribilmente estenuante, brutale e progettato per testare la capacità dei cavalieri di resistere al dolore oltre ogni limite. Il vero pericolo è il nuovo vicecomandante, che ha deciso di dimostrare a ogni costo quanto la ragazza sia inadatta al posto che si è guadagnata a fatica, a meno che non tradisca l’uomo che ama. Forse il corpo di Violet è più debole di quello degli altri, ma di certo non le mancano né l’ingegno, né una volontà di ferro. E soprattutto, il vicecomandante non tiene conto della lezione più importante di Basgiath: i cavalieri di draghi si fanno le regole da soli. Ma la determinazione a sopravvivere non sarà sufficiente quest’anno. Perché Violet conosce il vero segreto nascosto da secoli all’accademia militare di Basgiath e niente, nemmeno il fuoco dei draghi, potrebbe essere sufficiente a salvarli.

Eccoci al secondo capitolo di questa fighissima serie iniziata con Fourth Wing (QUI la mia recensione) e continuata con Iron Flame. In questo seguito, atteso con estrema impazienza, ripartiamo esattamente da dove l’autrice ci aveva lasciati nel primo libro, ossia con le certezze di Violet che sono state spazzate via da rivelazioni scioccanti, con tutte le conseguenze che queste comportano. La nostra protagonista, di solito piena di risorse per affrontare qualsiasi sfida le venga posta di fronte, improvvisamente si ritrova a dover dubitare di tutto e di tutti, a non fidarsi più né di Xaden e nemmeno di se stessa e, cosa peggiore, nel tentativo di gestire una situazione troppo grande per lei, allontana i suoi più preziosi alleati, i suoi amici. Dopo i giochi di Guerra che lei e la sua squadra hanno dovuto affrontare nel primo libro, e sappiamo tutti come sono andati a finire (no, Rebecca, non sei stata ancora perdonata per le tue decisioni), le dinamiche a Basgiath sono a dir poco cambiate, sia per quanto riguarda la direzione dell’accademia sia all’interno delle rispettive Ali; l’odioso Dain è stato promosso a Wingleader, mentre Rihannon, la migliore amica di Violet, è la caposquadra. La cosa che risulta davvero problematica è che Xaden sia stato mandato al confine dei territori del regno come Luogotenente in servizio attivo e ciò è stato organizzato per limitare i rapporti tra lui e la protagonista, con non poco “disappunto” dei due e dei loro draghi che, ricordiamo, sono compagni e non possono stare separati per più di un tot di tempo. Anche se una soluzione si trova comunque, questa non risulta ottimale, specie se consideriamo tutte le questioni in sospeso che corrono tra i due che la distanza e l’impossibilità di comunicare decentemente non fanno che rendere sempre più spinose. 

In ogni caso, l’allontanamento forzato è solo una delle tattiche messe in atto dal comando dell’accademia e dell’esercito per controllare meglio i cadetti dell’accademia e in particolare i figli dei ribelli; un’altra delle mosse attuate è un cambiamento nello staff e nei metodi di insegnamento delle varie discipline studiate, che si fanno sempre più cruenti e sospetti per la direzione ancora più sanguinaria che prendono i corsi, in un modo che sembra quasi voglia spezzare i cadetti e metterli tutti uno contro l’altro. Se a questo si aggiungono delle informazioni prefabbricate e false che vengono trasmesse riguardo le zone di guerra e dei movimenti inconsueti e poco chiari che si verificano tra le mura di quelle che una volta erano zone franche come l’infermeria, l’intera faccenda comincia a essere sempre più losca.

Violet, dunque, memore di quello che ha appreso prima di fare ritorno a Basgiath e soprattutto consapevole ormai della realtà che la circonda e dai cui la maggior parte delle persone è tenuta all’oscuro, cerca con ogni mezzo di fare la sua parte procurandosi nel percorso tutta una schiera di oppositori che paiono spuntare come funghi, anzi alcuni di loro ritornano proprio dalla terra dove lei pensava di averli lasciati. La situazione continua a farsi critica e a tornare sempre di meno finché casi estremi richiedono misure estreme da cui poi sarà impossibile tornare indietro, per lei e per tutti i suoi amici e parenti; misure che sconvolgeranno drasticamente le vite e gli equilibri dell’intero regno così come di quelli confinanti. Ritornano fantasmi dal passato e rispuntano ex fastidiosi e d’impiccio, ci saranno scontri, battaglie e Death Rolls ma anche nuove scoperte e rappacificazioni, il tutto per arrivare a un finale che, accidentaccio a Rebecca, ci catapulta verso il terzo libro, che spero sia quasi pronto per essere dato alle stampe.

Venendo ai personaggi, in Iron Flame vediamo una componente maggiore rispetto a Fourth Wing di drammi e dilemmi romantici tra Violet e Xaden, le discussioni appassionate, così come la tensione tra i due è praticamente un sottofondo costante nella storia anche se, come arriveremo a capire poi, le motivazioni di tutto non sono così semplici come ci viene fatto credere in un primo momento. A essere sincera, per quanto io adori Xaden e Violet, ogni tanto mi sarebbe venuto da prenderli e scrollarli per fargli ripigliare un po’ di buon senso, veramente alle volte non capivo come potessero essere così ottusi l’uno per l’altra e anche in generale, fortuna poi però che questi erano solo brevi sprazzi in cui l’autrice cercava di imbrogliare noi poveri lettori. Per quanto riguarda il resto dei personaggi, devo dire che Rihannon e gli altri mi sono piaciuti un sacco in questo nuovo volume, gli è stato dato un filo più di margine di azione e ancora una volta si sono dimostrati preziosi all’interno dello svolgimento della trama. A proposito di quest'ultima, c’è da ammettere che alcuni particolari erano prevedibilissimi già da Fourth Wing e in generale non si può definire questa serie una novità assoluta nel panorama fantasy, per quanto Tairn e Andarna siano favolosi (specie la nostra novella adolescente draghesca con tutte le sue bizze e le sue risposte acide al buon vecchio Tairn ormai sull’orlo dello sfinimento), infatti moltissime delle dinamiche che incontriamo nel corso della storia sono già state viste in serie più vecchie, anche quel maleficissimo finale, quello ha ripreso pari pari una dinamica di una delle mie saghe preferite, motivo per cui ora che sono rimasta appesa sono nuovamente partite tutte le speculazioni e le teorie del complotto per vedere come si sbroglierà il tutto. L’autrice rimarrà fedele allo spunto che ha preso o lo farà andare avanti in maniera diversa? Io spero nel primo caso perché francamente l’altra opzione mi spaventa non poco. Comunque, a onor del vero, anche se molte scene sono già familiari, per quanto mi riguarda si può soprassedere senza alcun problema, perché in ogni caso la storia scorre fluida e incalzante, facendoci arrivare al finale al galoppo e con il batticuore, ergo, qualcuno faccia uscire i prossimi libri il prima possibile, per favore! Già mi sono giunte voci che non sarà una trilogia ma che si tratterà di una serie di almeno cinque volumi e il pensiero di dover attendere anni per il finale è a dir poco terrorrizzante.

Eleonora


Photo credit: @eleonoranicoletto

domenica 10 marzo 2024

Milano Book Pride - 2024 (a cura di Ms Rosewater)

Milano Book Pride - 2024

Buongiorno! Oggi la nostra Ms Rosewater ci racconta la sua esperienza al Book Pride di Milano, che si è tenuto in questi giorni e si concluderà proprio oggi. Se ci siete stat* immagino avrete apprezzato anche voi l'esperienza, se invece non conoscete questo evento, scoprite di cosa si tratta e magari vorrete anche approfittarne prima che termini (o non perderlo il prossimo anno!)

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Non andavo a Book Pride da qualche anno, l'ultima volta deve essere stato quattro o cinque anni fa, era ora di tornare. Nel grande spazio del Super Studio Maxi, a pochi metri dalla metropolitana Famagosta si sono date appuntamento tantissime case editrici indipendenti, tra cui alcune delle mie preferite, Uovonero, E/O, Blackie Edizioni, Safarà, NN, Nottetempo; molto note come Sellerio, Terre di Mezzo e Voland o scoperte come Ottocervo, che propone fumetti molto interessanti, Mandese, editore di saggistica e narrativa, People con saggi (ne ho puntato uno su animali e politica), riviste, fumetti e gadget bellissimi, per ricordarne alcune.

Ci sono libri per tutti, dal fantasy alla narrativa contemporanea, alla controcultura, ai libri per bambini e ragazzi, anche in Comunicazione Aumentativa; inoltre, sono presenti gli stand di scuole di scrittura, di alcune università che propongono master di editoria, eccetera eccetera.

Il programma prevede molti eventi interessanti, come l'intervento di Ultrablu Publishing, realtà editoriale che valorizza le creazioni di giovani autistici intitolato “Neurodiversità. Quella ricchezza che non sappiamo ancora spendere” previsto nel pomeriggio del 9 Marzo, laboratori per bambini e presentazioni di libri.

Avendo poco tempo mi sono concentrata sugli acquisti e ho dovuto comunque trattenermi, ovunque c'erano libri interessanti, copertine accattivanti, editori desiderosi di raccontare il loro lavoro.


Alla fine hanno avuto la meglio sul mio portafoglio Uovonero, dove ho fatto il pieno di libri accessibili e sul tema dell'autismo, e i giovani di Acheron (non ci crederete ma è così), che non si sono fatti scoraggiare dalla mia dichiarazione “Il fantasy non mi piace” e sono riusciti a convincermi a portare a casa ben tre libri (fanno il 3x2 in occasione della fiera), hanno giocato la carta simpatia e ha pienamente funzionato. Ovviamente, seguiranno le recensioni.


Avrei potuto passare tutto il giorno al Book Pride e non oso pensare alle conseguenze sul mio conto in banca, meno male che avevo un appuntamento per pranzo. Cercherò di non far passare altri quattro anni per la prossima visita..
Se volete andare c'è ancora tempo un'intera giornata, io non ci penserei troppo.


Ms Rosewater


Photo credit: @lisapavesi

venerdì 1 marzo 2024

Review Party: "I colori di Arcoiris" di Thokozile Martucci Schiavi

Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi ritorna la rubrica dedicata a bambini e ragazzi e vi parlo di un libro a dir poco splendido che parla di inclusione e diversità e che fa riflettere e anche commuovere. Il libro in questione è I colori di Arcoiris, di Thokozile Martucci Schiavi e l’ho letto in occasione del review party organizzato dall’ufficio stampa Ultime dai libri. Ringrazio l’autrice per la copia inviatami in cambio di una recensione onesta e Ultime dai libri per avermi coinvolta nell’evento.

I colori di Arcoiris
di Thokozile Martucci Schiavi

Prezzo: 15,00 € (cop. rigida)
Pagine: 40
Genere: libro per bambini, albo illustrato
Editore: Le Mezzelane
Illustrazioni: Marco Ghergo
Link d'acquistoQUI

Nella remota località di Arcoiris, incastonata tra rigogliosi boschi e prati in fiore, la vita scorre tranquilla ed equilibrata. E i colori non hanno un nome. L’inatteso arrivo di un gruppo di turisti, tra cui il piccolo Samu, sarà l’occasione per gli abitanti del luogo di confrontarsi con il mondo esterno, e per gli ignari visitatori di scoprire un nuovo modo di vedere le cose. Un racconto di fantasia in cui i bambini e gli adulti imparano gli uni dagli altri, e i colori assumono tutto un altro significato.

Oggi come oggi parlare di inclusione e diversità è sempre più complicato. L’argomento è sensibile e c’è ovviamente il rischio di non esprimersi nella maniera più corretta o di non spiegare bene il concetto. Questo però non deve far demordere, anzi bisogna continuare a provarci, a esplorare nuovi modi per far attecchire concetti che di per sé dovrebbero già appartenere a tutti (ma così purtroppo non è, lo sappiamo bene). Di sicuro l’autrice Thokozile Martucci Schiavi è riuscita nell’impresa di rappresentare al meglio i problemi che ruotano intorno a queste tematiche e mostrarci le cose in maniera chiara e netta. Una comunità in cui tutti si rispettano è quasi un miraggio ai giorni nostri, eppure ad Arcoiris funziona davvero così. È una piccola cittadina, incastrata tra strade poco praticabili e boschi bellissimi, una città in cui non si danno i nomi ai colori, dove tutto è chebelcolore. Sembra strano, sicuramente, anche perché procedendo con la lettura non si comprende come mai in questo posto non diano nome ai colori, fin quando non è il sindaco stesso a chiarirlo. Ad Arcoiris la gente non è abituata agli Estranei, la loro è una piccola comunità ristretta in cui tutto è in equilibrio. Qui l’autrice si avvale della simbologia del cerchio per rendere l’idea della perfezione, di una comunità equilibrata. Al di fuori di Arcoiris vi sono caos, confusione, disordine e pregiudizi, mentre ad Arcoiris le cose restano le stesse, sempre.

Il sindaco Murino mai si sarebbe aspettato di vedere atterrare d’emergenza un aereo pieno di persone proprio nella sua piccola città. Tra tutti, fa la conoscenza del piccolo Samu, un bambino nero in viaggio con la sua famiglia. Samu è un bambino molto curioso e ad Arcoiris è tutto così strano che non si trattiene dal fare domande a Murino. Perché è tutto tondo in quella città? E perché lì non esistono i colori?

Una cosa resta sempre quella cosa anche se non ha colore ed è proprio questo che Murino cerca di spiegare a Samu.

<<Arcoiris è una comunità equilibrata, dove i colori non hanno nome perché le cose restano le stesse anche se sono rosse o blu. Non cambia niente, non trovi? Questa erba è erba anche se la pitturi e la cambi all’esterno. E così questo sasso, o quell’uccello. Da dove vieni tu, le persone e le cose sono giudicate parecchio in base al loro aspetto.>>

Allo stesso modo in cui lui è soltanto un bambino per Murino. Il colore della sua pelle non definisce ciò che è in realtà.

 I colori di Arcoiris è una storia narrata con uno stile semplice, eppure riesce a toccare il cuore fino in profondità e a far riflettere. Un luogo come Arcoiris è quasi un sogno e probabilmente il nostro mondo non riuscirà mai a superare certi preconcetti, non respireremo mai l’armonia e la pace di Arcoiris, questo posto immaginario pieno di colori e meraviglie e di pensieri giusti e corretti. Ma con la sua storia l’autrice contribuisce sicuramente a far aprire molti occhi, a trasmettere un insegnamento che dovrebbe fare suo anche ogni adulto, ovvero che siamo tutti uguali su questa Terra, e che il rispetto per l’altro è ciò che fa funzionare davvero le cose, è ciò che rende il mondo migliore. 

Una lettura super consigliata, una piccola fiaba moderna che tratta di argomenti delicati ma lo fa nella maniera più sensibile e delicata possibile, riuscendo a colpire a fondo chi legge. Anche le illustrazioni di Marco Ghergo contribuiscono a far apprezzare la lettura, immagini in cui vari colori si mescolano al bianco e al nero, proprio a mostrare quanto tutto sia omogeneo anche quando non è rappresentato come ci si aspetta che sia. Un libro meraviglioso, dolce, intenso, commovente, adatto a tutte le età. Compratelo e amatelo.
Photo credit: @thokozilemartuccischiavi

lunedì 26 febbraio 2024

Recensione: "Bride" di Ali Hazelwood (a cura di Eleonora)

Buongiorno e buon inizio settimana, lettor*! ^^
Non vi lasciamo mai sol*, soprattutto di lunedì, che sappiamo essere uno dei giorni meno amati di tutti. Che ne dite di una bella recensione? La nostra Eleonora ci parla oggi di Bride, il nuovo romanzo paranormal romance di Ali Hazelwood, una storia avvincente e decisamente spicy. Scopritela qui sotto e fateci sapere che ne pensate. Vi aspettiamo nei commenti! ;)

Bride
di Ali Hazelwood

Prezzo: 9,99 € (eBook) 17,90 € (cop. rigida)
Pagine: 384
Genere: fantasy, paranormal romance, new adult
Editore: Sperling&Kupfer
Data di pubblicazione: 13 febbraio 2024
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

Misery Lark, l'unica figlia del più potente Consigliere dei Vampiri del Sud-ovest, è ancora una volta un'emarginata. I suoi giorni nell'anonimato tra gli Umani sono finiti: è stata chiamata a sostenere una storica alleanza per mantenere la pace tra i Vampiri e i loro più acerrimi nemici, i Lupi, e non vede altra scelta che arrendersi allo scambio. I Lupi sono spietati e imprevedibili e il loro capo, Lowe Moreland, non fa eccezione. Governa il suo branco con severa autorità, ma non senza giustizia. E, a differenza del Consiglio dei Vampiri, non senza sentimento. È chiaro, dal modo in cui segue ogni movimento di Misery, che non si fida di lei. Se solo sapesse quanto ha ragione... Perché Misery ha i suoi motivi per accettare questo matrimonio di convenienza, motivi che non hanno nulla a che vedere con la politica o le alleanze, e tutto a che fare con l'unica cosa che le sia mai importata. Ed è disposta a qualsiasi cosa pur di riavere ciò che le appartiene, anche se questo significa una vita nel territorio nemico... da sola con il lupo.

Il nuovo libro di Ali Hazelwood, con il quale l’autrice torna in libreria col botto, è Bride, un paranormal romance pieno di vampiri, licantropi, magia e scene decisamente spicy, in cui il trope principale è un enemies-to-lovers con condimento di forced marriage, una meraviglia.

La protagonista è Misery, la figlia del capo dei vampiri, che a causa di magheggi politici è cresciuta e ha vissuto per gran parte della sua vita tra gli esseri umani insieme a quella che poi è diventata sua sorella adottiva e la sua migliore, nonché unica amica. Quando un giorno però viene richiamata al Nido (così si chiama infatti il quartier generale vampirico) senza apparentemente alcun motivo, è chiaro che qualcosa bolle in pentola. Ed effettivamente la notizia che la accoglie nello studio del padre non è proprio una cosina su cui si possa sorvolare perché a quanto pare è stata promessa in sposa all’Alpha dei licantropi, nemici giurati storici dei vampiri che però ora, grazie ai trattati di pace, cercano di essere quantomeno dei pacifici vicini, dato che i territori vampirici e lupeschi sono letteralmente solo separati da un fiume.

La decisione presa dal padre e dal consiglio dei vampiri alla nostra protagonista, come prevedibile, non va per nulla a genio e la sua prima risposta è mandare allegramente tutti a quel paese, girare i tacchi e andarsene, almeno finché non le viene svelato il nome del suo futuro sposo; a quel punto Misery improvvisamente si fa interessata alla faccenda. A quanto pare infatti l’Alpha Lowe Moreland potrebbe essere coinvolto molto da vicino in una faccenda che alla nostra protagonista sta molto a cuore e quale scusa migliore per indagare se non quella di ricoprire il ruolo di mogliettina del grande capo? Detto fatto, Misery coglie la palla al balzo e si getta alla cieca tra le fauci del lupo. Un lupo peraltro molto teso e colto del tutto alla sprovvista, specialmente quando poco prima della cerimonia di nozze gli sovvengono alcuni particolari che potenzialmente potrebbero rendere la situazione a dir poco esplosiva.

Al matrimonio, ovviamente, segue l’installamento a casa dello sposo, in pieno territorio lupesco, e Misery si trova a dover fare i conti con preconcetti, odio istintivo e malfidenza nei suoi confronti. C’è da dire però che la sua istruzione e vita passata quasi completamente in mezzo agli esseri umani rende la nostra protagonista ben poco vampiresca nelle sue abitudini e nei suoi comportamenti e questo in effetti non fa che aumentare le incomprensioni con quello che ormai è il suo entourage. Se a tutto questo aggiungiamo poi la sua missione segreta, l’atmosfera in casa si può dire che non sia proprio tanto rilassata.

L’unica persona che sembra andare al di là della storica faida è una bimbetta di circa sei anni che, incurante di tutto e di tutti, trova sempre il modo per passare un po’ di tempo a giocare con la vampira, la quale, nonostante tutti i suoi sforzi di sembrare cattiva e insofferente, finisce per affezionarsi a quella strana, ma adorata da tutti, pupattola. Quello che non sa è che proprio quella adorabile bimba potrebbe essere la chiave del mistero che costituisce il suo unico pensiero fisso da mesi.

Col passare del tempo, comunque, Misery si abitua al suo nuovo status abitativo e lo stesso fanno i licantropi nei suoi confronti, cominciando a vedere in lei la persona che è, al di là del suo essere una vampira; un po’ diversa è però la questione con Lowe, infatti con lui, nonostante i rapporti si siano notevolmente ammorbiditi, rimane una costante tensione che continua a spingerli l’una verso l’altro, anche se l’alpha cerca di fare il possibile per mantenere le distanze (infatti inizialmente Misery quella tensione l’aveva scambiata per una reazione di Lowe al suo odore per lui ripugnante) e per ignorare l’evidente scintilla che è scoppiata tra loro due. Visto che però la situazione non era già abbastanza complicata, ci si mette in mezzo pure un complotto che vorrebbe vedere l’alpha Moreland, così come la sua politica di apertura e alleanza con le altre specie, deposto a favore di un vecchio regime più conservatore e più brutale. Dunque i nostri due esperimenti politici uniti in matrimonio uniscono le loro forze per affrontare anche questa minaccia. Riusciranno a mettere da parte tutti gli ostacoli, i preconcetti e i limiti che si sono autoimposti per sistemare una buona volta la situazione? Non si può dire, quello che posso dire però è che la chimica tra i due è a dir poco pronta a far saltare tutto in aria e si sviluppa in un continuo crescendo che parte dal matrimonio fino ad arrivare alle pagine finali.

 Lo stile è tipicamente quello a cui siamo abituati quando leggiamo i romance STEM di Ali Hazelwood, dinamico, frizzante e pieno di ironia, l’impostazione stessa dei capitoli ricorda molto The Love Hypothesis con un piccolo inserto iniziale che però in questo caso funge come una sorta di POV alternativo. In generale, bene o male, tutto il libro mi ha ricordato molto di più il libro d’esordio di Ali Hazelwood piuttosto che gli ultimi che ha pubblicato. I personaggi principali sono costruiti a tutto tondo e pian piano li impariamo a conoscere in tutte le loro sfaccettature, così come l’ambiente e il contesto in cui si muovono. Per quanto riguarda gli altri personaggi che troviamo nella storia, si può dire che a parte lo stretto necessario non hanno avuto chissà quale spessore caratteriale, in particolare un personaggio che costituisce un po’ il focal point dell’intera faccenda, per come viene presentato ha quasi del surreale e abbozzato, anche se in realtà per come finisce il libro questo fatto mi crea qualche aspettativa per il futuro.

Le dinamiche tra Misery e Lowe come ho già detto prima sono a dir poco esplosive e l’autrice si impegna e riesce a farcelo capire proprio fino in fondo quanto lo sono e, lasciatemelo dire, alcune scene sono a dir poco sull’orlo della combustione spontanea, ma comunque riesce a mantenere sempre un tono molto leggero e mai pesante, anche quando nelle varie descrizioni vengono inseriti interessanti particolari anatomici.

Che dire quindi? Ho adorato anche questo nuovo prodotto della penna Hazelwood ma francamente non avevo alcun dubbio, forse non lo reputo ai livelli di Love Theoretically, a mio parere il miglior romanzo che abbia scritto finora, ma comunque Bride è un romanzo estremamente ben riuscito. Spero ardentemente che in futuro pubblichi ancora libri su questo filone perché è evidente che non sbaglia mai un colpo, confermando ancora una volta la sua postazione fissa nel podio delle mie autrici preferite.

Eleonora


Photo credit: @eleonoranicoletto

mercoledì 21 febbraio 2024

Recensione: "Il figlio del becchino e l'orfana" di Sam Feuerbach

Buon pomeriggio, lettor*! ^^
Eccomi con una nuova recensione. Oggi vi parlo di un libro che, in realtà, avevo già avuto modo di leggere in occasione della sua pubblicazione, ma non avendolo recensito subito è passato poi del tempo e ho avuto bisogno di rileggerlo perché ho la memoria di un pesce rosso, per chi non lo sapesse :P. Ho approfittato dell’audiolibro disponibile su Audible (trovate tutta la serie, se siete interessat*) e quindi adesso eccomi qua a spiegarvi perché questo libro mi è piaciuto tanto e perché non vedo l’ora di leggere i prossimi volumi.

Il figlio del becchino e l'orfana
di Sam Feuerbach

Prezzo: 2,99 € (eBook) 13,90 € (cop. flessibile)
Pagine: 370
Genere: fantasy
Editore: self-publishing
Data di pubblicazione: 20 febbraio 2022

Il diciottenne Farin vive nel villaggio medievale di Haufen, Il ragazzo è un emarginato, perché come figlio del becchino è deriso e maltrattato dagli altri abitanti del villaggio. Eppure, la sua unica scelta è apprendere il mestiere del padre, sempre più vittima dell'alcol. Le cose cambiano senza preavviso per Farin quando muore la strega del villaggio e lui la prepara per il funerale. Perché la strega porta un misterioso amuleto al collo e Farin non riesce a resistere alla tentazione di indossare il gioiello... Tiene per sé il suo segreto... tanto non gli crederebbe nessuno.

"Perché era ciò che era e non colui che era?"

Sam Feuerbach, autore bestseller tedesco, arriva anche in Italia con le sue serie fantasy storiche. La prima è proprio quella di La figlia del becchino e l’orfana, composta da quattro volumi, l’altra è La saga dell’alchimista, in tre volumi. Entrambe le serie sono tradotte da Francesco Vitellini e sono pubblicate dall’autore in selfpublishing. Il loro successo è stato immediato perché portano davvero quell’aria di novità cui anela ogni buon* lettor* fantasy e non. Quello che colpisce di più di Feuerbach è senza dubbio il suo stile umoristico, che ben si sposa con il suo fantay-horror medievale e che contribuisce ad alleggerire l’atmosfera e a renderla molto più godibile.

Farin è figlio di un becchino nel villaggio di Haufen. Qui tutti lo conoscono come appunto “il figlio del becchino” e viene considerato una nullità, preso in giro dagli abitanti, maltrattato da chi pensa di avere più valore, o semplicemente una posizione sociale migliore. Farin però è un ragazzo sveglio, fa il suo dovere, è umile e cerca di non lamentarsi mai, ma è anche molto curioso e spesso questa sua curiosità lo spinge fin troppo oltre. Il padre non è mai stato gentile o affettuoso con lui, sicuramente ciò che Farin ha di buono del suo carattere e del suo spirito lo deve alla defunta madre, che gli ha anche insegnato a leggere. Farin nel suo piccolo sogna di poter un giorno cambiare vita, diventare cavaliere, essere rispettato e stare con la donna che ama, ma tutti i suoi sogni s’infrangono davanti alla realtà dei fatti. Ciò che gli resta è il suo lavoro e proprio mentre un giorno prepara per il funerale una donna defunta, da tutti ritenuta una strega, viene attirato dal medaglione di questa e lo indossa. E sarà proprio questo gesto a stravolgergli totalmente la vita. Farin non sa, infatti, che la donna era posseduta da una chimera e che adesso lui diverrà il suo nuovo ospite. Questa entità, malvagia, spudorata, spregevole, gli invade la mente e il corpo e lui è costretto a sopportare Schifo - questo il nome che le affibbia - e cercare nel frattempo un modo per rompere il maleficio, per togliersi di torno la chimera che pian piano rende i suoi giorni una tortura. 

Eppure, nonostante Schifo, nonostante la tortura psicologica e l’orrore che la chimera porta con sé e trasmette al suo ospite, Farin si ritroverà a compiere un viaggio importante, a fare scoperte sconcertanti, a diventare persino lo scudiero di un cavaliere. Ma le sue prove non sono finite e ha ancora tanto da affrontare… Così come ha tanto da affrontare anche Aross, un’altra protagonista di questa storia, una giovane orfana, “regina dei ratti”, che riesce a fuggire dall’orfanotrofio in cui vive (e in cui viene maltrattata) grazie all’intervento di una donna misteriosa. Aross potrebbe avere con Farin più di un punto in comune e chissà che le loro strade prima o poi non si incrocino... Non ho trovato il pov di Aross interessante quanto quello di Farin, secondo me non c'è paragone con la storia principale del protagonista maschile, ma andando avanti sono riuscita ad apprezzarlo un po' di più. Verso la metà troviamo invece un ulteriore punto di vista, quello di Vigo, e fino alla fine del libro si potrebbe pensare che sia inutile (ammetto di averlo pensato per tutto il tempo anch'io, è vero; non vi spiego perché per non fare spoiler), ma l’autore ci regala una bella rivelazione proprio all’ultimo momento, che porta a fare tutti i collegamenti del caso e a comprendere persino questo pov apparentemente senza senso. Quindi il consiglio è di pazientare e di lasciarvi stupire dall'autore.

Il figlio del becchino e l’orfana
è stata una lettura inaspettata. Non solo per la trama, per i tanti elementi intriganti e per le sorprese, ma anche per le tematiche e la qualità della storia. I protagonisti, nonostante compiano un percorso importante, restano sempre coerenti con loro stessi, sono personaggi umili, che dalla vita hanno ricevuto solo schiaffi, ma che riescono in qualche modo ad avere il loro riscatto (ma a che prezzo?). Troverete magia, incantesimi, rituali, combattimenti all’ultimo sangue, segreti, castelli, creature infestanti e molto altro in questo fantasy, che vi conquisterà per il suo essere tanto crudo quanto ironico. L’umorismo nero di Feuerbach è sapiente e mai banale e conferisce al romanzo una verve irresistibile, che vi farà divorare le pagine. Sicuramente emblematico risulta il rapporto tra Farin e Schifo, quello che, tra l'altro, regala più diletto. Schifo è un demone millenario che potrebbe suscitare repulsione, eppure io l'ho interpretato come un personaggio non del tutto nero, o comunque un personaggio con un grande sapere che desidera condividere e anche lui, in qualche modo, stanco della sua esistenza, di essere usato, soprattutto. In Farin trova un ospite diverso da tutti i precedenti, perché il ragazzo è l'unico che in realtà lo respinge, che cerca in tutti i modi di tenerlo lontano dalla sua mente, che si rifiuta di ascoltarlo, di cedere al lato oscuro per quanto lui cerchi di traviarlo e questo è frustrante per la chimera, la quale vorrebbe solo poter liberare tutto il suo potenziale. È un personaggio che può ripugnare ma che alla fine è un po' la voce della verità, quella che non ti piace sentire ma che sai, in fondo in fondo, avere ragione. Vi farà provare sensazioni contrastanti, verso la fine però vi sarete così abituati a lei che quasi vi mancherà non averla sempre intorno a contestare tutto e a provocare con le sue battutacce :P

Il finale è molto aperto direi, perciò mettete in conto di iniziare a leggere la serie quando avete già il secondo libro a portata di mano, per potervi tuffare subito nel proseguimento delle avventure di Farin e Aross e scoprire cosa ne sarà di loro e dei segreti che si portano dietro. Una lettura piacevole e imprevedibile, un piccolo tesoro fantasy che merita di essere conosciuto di più. Vi consiglio assolutamente l’edizione in audiolibro, con la narrazione di Daniele Giuliani, è davvero ben fatta e fa venir voglia di ascoltare tutti e quattro i volumi di fila senza stancarsi :P
Fonte immagini: Pinterest
Photo credit: @francikarou @coffeeandbooks

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